Francesco Lopedota, attuale portavoce nazionale del CNA settore Tinto-Lavanderie,
ci racconta una storia di eccellenza meridionale. Tutto nacque trenta anni fa in
via Agedabia grazie a sua moglie Rosalba Fiorino, la vera anima aziendale. “Bolle Blu”, un percorso fatto di sacrifici, di ricerca continua di qualità e, soprattutto, una grande propensione ad approcciarsi con gli altri, non solo nel proprio paese, ma anche sul territorio nazionale.

Signor Lopedota, in occasione della Fiera Internazionale ExpoDetergo a Milano, il CINET (comitato internazionale per pratiche di lavanderie) per la terza volta consecutiva vi ha premiato. Il vostro nome appare nella classifica delle più importanti 400 aziende al mondo, tra le prime 7 eccellenze italiane per “pratica di lavanderia”, contenti?
“E’ un premio che ottieni sulla valutazione globale di impresa. “Dalla reception all’approccio che hai, dai servizi che offri, dalla qualità dei prodotti, dalla qualità e dalle attrezzature tecnologiche che utilizzi, e soprattutto dalla “qualità dell’aria” negli ambienti di lavoro, sicurezza e attenzione all’ecologia. E in questo ultimo aspetto noi siamo una eccellenza. Abbiamo fatto un grosso investimento, a partire dal controllo della durezza dell’acqua per un vantaggio sia per le attrezzature che per il lavaggio dei tessuti, impianto di lavaggio sia a Secco che Wet, analisi periodica del solvente di ultima generazione con carico in automatico da fusti sottovuoto, impianto stiro di ultima generazione abbinato a uno a vapore centralizzato per un ciclo produttivo circolare”.

Come funziona?
“Con questo impianto oltre ad avere una qualità di vapore eccellente per stirare e asciugare, riusciamo a recuperare l’acqua calda che sfruttiamo per il lavaggio Wet Cleaning. Il vapore prodotto e non consumato va a finire in un boiler di recupero da cui attingono acqua calda sia per il generatore di vapore che per le lavatrici ad acqua. E’ un impianto di vapore efficientissimo, rifinito e coibentato come le normative vigenti prevedono sia per la dispersione ma soprattutto per la sicurezza degli operatori. Questo ci permette di contenere i costi di gestione del 30-40% e una resa importante”.

Nel vostro laboratorio c’è aria pulita?
“Certo. Per aver una buona qualità dell’aria abbiamo un ricambio di aria forzata, ovvero tutto quel vapore che le macchine non consumano che rimarrebbe nell’ambiente, viene aspirato e rimesso nel circuito produttivo, così è tutto più salubre”.
Chi non ricorda gli “odori di chimica” che si respiravano nelle vecchie lavanderie?
“Esattamente. Adesso non si sente più! Quando vengono i tecnici da Parma a fare la manutenzione periodica, ci fanno i complimenti e ci dicono:”Per trovare un impianto come il vostro bisogna andare in ambienti sanitari o nel settore alimentare”. E questo ci fa onore.. Per realizzare questi impianti, però, si fanno tanti sacrifici”.

Ma la produttività aumenta?
“Certo. E anche tanto: se prima a fine giornata avevi un indice di sforzo pari a 100, oggi con lo stesso lavoro e anche più, sei a 50. Aumenta anche la qualità della vita”.

Quanti laboratori avete?
“Due. Una sede in via Palestrina, l’altra la storica in via Agedabia dove nasce la storia della lavanderia di Fiorino Rosalba che prende il nome dalla ragazza (che poi è diventata mia moglie) che a soli 14 anni, ben quarant’anni fa, intraprese questa professione, prima come dipendente della storica lavanderia DeSantis, poi dopo 7-8 anni, nel 1988, trenta anni fa (il 1 luglio scorso abbiamo festeggiato), quando fondò la Lavanderia dal logo LF che sta per Lavanderia Fiorino”.

Anche lei lavorava in lavanderia?
“No. Io svolgevo tutt’altro lavoro. Ero un agente di commercio nel settore pubblicitario e prodotti chimici. La mia propensione è sempre stata sempre quella di girare, rapportarmi con la gente e occuparmi di consulenza amministrativa. Dal 1987 al 1993 una parentesi di 6 anni come ragioniere in una impresa di servizi. Un impiego che ho dovuto abbandonare nel 1993 per dedicarmi interamente alla lavanderia che già dopo i primi anni di attività cresceva. La nostra è un’azienda familiare con alcuni dipendenti. Nel 1999 i laboratori diventano due, nasce Eurolavapel, specializzato nel lavaggio del pellame. Nel 2006 viene costituta Bolle Blu, i due laboratori si fondono, in un unico brand: Lavanderie Bolle Blu srl”.

Quali servizi offrite?
“Prima si lavava prevalentemente lana e cotone. Oggi il mondo è cambiato e i tessuti pure, la moda corre alla velocità della luce, vedere fibre naturali in lavanderia è un miraggio. La moda propone sempre più fibre sintetiche, vegetali e quant’altro di più strano si possa immaginare. Questo richiede tanta formazione. Oggi facciamo tutto: dagli abiti, alle coperte, ai piumoni, abiti da cerimonia, arredi, tappeti, tende oltre al lavaggio e rigenerazione di capi in pelle, servizio a domicilio. La camicia, Indumento che nel passato portavano in lavanderia solo prima del matrimonio, è il capo che lavoriamo di più. Per la camicia abbiamo fatto grossissimi investimenti: un robot che in 55 secondi l’asciuga e la stira per una media di 40 camicie all’ora”.

Esiste una “ricetta” per il successo?
“Tanta passione e l’umiltà e la voglia di mettersi sempre in gioco. Formazione periodica, ricerca continua di nuove tecnologie e offrire sempre il meglio a costi giusti, senza esagerare”.

A che clientela si rivolge il vostro servizio?
“Soprattutto ai privati, ad interi nuclei famigliari. Abbiamo anche una vasta clientela che proviene dai paesi limitrofi, il migliore biglietto da visita è stato il passa parola,senza trascurare tutti i mezzi pubblicitari tradizionali e nuovi come i social e i siti internet”.

Il momento più florido?
“Fino al 2007 si è lavorato molto bene, registrando numeri importanti. poi un lieve calo, Da due/tre anni si registra una ripresa”.

E per concludere, il 29 Luglio 2017, lei viene eletto, Portavoce Nazionale CNA settore tinto-lavanderie. Una soddisfazione e anche una grande responsabilità?
“Un risultato che nasce da un lavoro fatto per circa 25 anni in giro per l’Italia ad interfacciarmi con i miei colleghi per una crescita professionale dell’intera categoria. Formazione, corsi, aggiornamenti. Molti, dal mondo esterno, restano sbalorditi da quanta formazione facciamo. E’ stato questo il mio cavallo di battaglia “Connessione al Cambiamento” che ha incuriosito i miei colleghi al vertice della CNA. Se pensate che in Italia, il nostro settore è fortemente rappresentato nelle regioni del Centro-Nord (Toscana in testa), ed io sono iscritto in Basilicata e opero in Puglia (dove abbiamo il più basso numero di tesserati), capite che la mia scelta è stata dettata solo da motivi di professionalità e dinamicità. Sono onorato per questo.

Quanti siete in Italia?
“13-14 mila imprese. Il mio sforzo è rappresentarli tutti, sia gli iscritti al CNA che i non iscritti, dare sostegno e far sentire la mia presenza, dare sostegno e voce ai territori, dalla Val d’Aosta alla Sicilia. Da un primo bilancio di 14 mesi di lavoro, sono soddisfatto, il resoconto conclusivo, lo facciamo, poi, a fine mandato”.

Un appello ad iscriversi all’associazione…
“Associarsi, significa avere un valore aggiunto di conoscenze, di formazione e informazione. La tessera non serve se non frequenti. Importante il confronto continuo. L’interesse primario è venire con le proprie idee, risolutive per i nostri problemi locali e nel contesto nazionale. Il mio appello non è rivolto soltanto ad Altamura, alla Puglia o alla Basilicata ma all’intero contesto nazionale. L’associazione è un mezzo e non un fine”.

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